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Il lato oscuro di Black Mirror

  • Immagine del redattore: Maria Grazia Ragazzini
    Maria Grazia Ragazzini
  • 4 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Se non hai mai visto Black Mirror, immagina una finestra sul futuro… o forse sul presente, perché spesso le storie raccontate da Charlie Brooker sembrano meno fantascienza e più un inquietante specchio della nostra vita quotidiana. Ogni episodio è come una piccola capsula: storie autonome, ambientazioni diverse, ma con un filo conduttore che le lega tutte: la tecnologia e il suo impatto sulle persone e sulla società.Quello che colpisce di Black Mirror è come ogni episodio riesca a renderci familiari mondi che sembrano lontani, e allo stesso tempo spaventosamente vicini. Prendi, per esempio, “Nosedive”, l’episodio in cui la vita delle persone è valutata attraverso un sistema di voti sociali. All’inizio sembra assurdo, ma poi guardi Instagram, TikTok o qualsiasi social network dove i like e le reazioni definiscono in parte il tuo valore sociale… e improvvisamente non sembra così lontano.

Oppure pensa a “The Entire History of You”, dove ogni persona può registrare ogni momento della propria vita e riviverlo in realtà aumentata. Un’idea affascinante, certo, ma che mette subito in luce la nostra ossessione per la memoria digitale e la condivisione estrema. Già oggi abbiamo foto, video, chat salvate all’infinito: Black Mirror amplifica tutto questo fino a farci chiedere se stiamo perdendo il confine tra vita reale e vita digitale.

Ciò che rende la serie davvero inquietante non sono tanto le invenzioni tecnologiche in sé, quanto come ci riflettono e amplificano i nostri peggiori comportamenti umani. Gelosia, ego, insicurezze, competitività sociale: la tecnologia diventa uno specchio che non mente. Ci fa vedere quello che già siamo, ma ingigantito, incontrollabile, impossibile da spegnere.

E il punto è che non è pura fantascienza. Alcune idee che sembrano surreali dieci anni fa oggi si stanno lentamente realizzando. Deepfake, intelligenza artificiale capace di imitare voci e volti, sistemi di sorveglianza sempre più invasivi, social network che decidono la nostra popolarità o persino il nostro accesso a servizi… tutto questo ricorda spaventosamente alcuni episodi di Black Mirror. La serie ci mette in guardia: la tecnologia non è neutra, e se non prestiamo attenzione, rischia di ridefinire valori, relazioni e persino la nostra identità.

Eppure, guardare Black Mirror non è solo deprimente o spaventoso. È anche un invito a riflettere, a fermarsi e a chiedersi: “Come voglio usare la tecnologia nella mia vita? Dove voglio tracciare il confine tra utile e invasivo?”. In fondo, la forza della serie sta proprio qui: non ci dice “la tecnologia è cattiva”, ma ci mostra le conseguenze di ciò che già stiamo facendo oggi.

Se ti siedi sul divano per guardarlo, preparati a provare un misto di fascino e inquietudine. Ogni episodio è uno specchio che ci costringe a guardare noi stessi, a riconoscere le nostre paure e le nostre abitudini, e a riflettere su come stiamo plasmando il mondo digitale che ci circonda. Black Mirror ci ricorda, con una lucidità gelida, che il futuro è già qui, e che la linea tra immaginazione e realtà è più sottile di quanto vogliamo ammettere.

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