Vite brevi, luce eterna
- Maria Grazia Ragazzini
- 7 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Ci sono giovani che, pur vivendo vite brevi, lasciano una scia luminosa capace di toccare milioni di persone. Due di loro sono Carlo Acutis e Rachel Joy Scott. Venivano da mondi diversi, parlavano lingue diverse, ma avevano in comune un amore profondo per Dio, la volontà di testimoniarlo con coraggio e la forza della fede vissuta con semplicità e il dono totale di sé agli altri.
Carlo Acutis era un ragazzo milanese nato nel 1991. Amava il calcio, i videogiochi e l’informatica, ma dentro di sé portava un fuoco speciale: la fede. Usava il computer non per isolarsi, ma per evangelizzare, arrivando a creare un sito che raccoglieva i miracoli eucaristici del mondo. Diceva spesso che “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. Morì a soli 15 anni per una leucemia fulminante, ma in pochissimo tempo la sua vita aveva già toccato cuori in ogni parte del mondo. E' stato proclamato prima beato e poi santo, il 7 settembre 2025 ; viene chiamato “il patrono di Internet”, un esempio di come la fede possa esprimersi anche attraverso gli strumenti più moderni. Ho incontrato Carlo in una chiesa discreta in centro a Bruxelles, poi a Chicago, in una zona residenziale nascosta camminando verso sud.
Dall’altra parte dell’oceano, qualche anno prima, viveva Rachel Joy Scott, una studentessa americana del liceo Columbine, in Colorado. Rachel era un’adolescente solare, creativa, con il sogno di cambiare il mondo con piccoli gesti di gentilezza e amore. Scriveva nel suo diario che desiderava “Avere un impatto sulla vita delle persone, anche solo una alla volta”. La sua vita fu tragicamente interrotta nel 1999, a 17 anni, quando divenne la prima vittima della strage di Columbine. Eppure, dopo la sua morte, i suoi scritti e le testimonianze dei suoi amici mostrarono come Rachel vivesse apertamente la sua fede, anche a costo di essere presa in giro, e come avesse ispirato molti a ritrovare speranza e a credere in Dio.
Carlo e Rachel non si sono mai incontrati, ma le loro vite si intrecciano in un punto comune: entrambi hanno scelto di vivere la fede con naturalezza, senza vergognarsi, senza compromessi, trasformando la loro giovinezza in una testimonianza. Non hanno predicato con grandi discorsi, ma con gesti concreti, con la coerenza della vita quotidiana, con la capacità di dire sì a Dio anche in un mondo che spesso propone il contrario. Entrambi si impegnavano ad aiutare i più sfortunati, ed entrambi vivevano la fede non come se fosse ai margini della loro vita, ma nella sua pienezza e senza riserve.
La loro storia ci ricorda che non bisogna essere adulti, potenti o famosi per lasciare un segno. A volte, bastano un cuore sincero, un amore autentico e la decisione di vivere ogni giorno come occasione per avvicinarsi a Dio e agli altri. Carlo e Rachel ci mostrano che la fede non toglie nulla alla giovinezza, ma le dà un respiro più ampio, un senso che va oltre il tempo.
"Non io, ma Dio." Carlo Acutis

"Tomorrow is not a promise, but a chance." Rachel Joy Scott




Commenti